Carissimi fratelli e sorelle,
La Festa di Pasqua è l’occasione più bella per comprendere meglio la nostra identità cristiana: “Rigenerati per una speranza viva” (1Pt 1,3): testimoni del grande “sì” di Dio all’uomo.
“Rigenerati” e “testimoni”: così i discepoli di Gesù di Nazaret crocifisso e risorto vogliono sempre vivere; così vogliono mostrarsi e così vogliono essere considerati da chi, pur non condividendo la loro fede, è disponibile al dialogo per costruire insieme un mondo più umano e più giusto.
“Rigenerati” e “testimoni”: è il ricco e stimolante contenuto del documento che i Vescovi italiani hanno predisposto, per le Chiese loro affidate, a seguito del IV Convegno ecclesiale nazionale, svoltosi a Verona dal 16 al 20 ottobre 2006.
La Pasqua di Gesù è la nostra rigenerazione. Dando la sua vita per noi e risorgendo dai morti, Gesù ha reso leggibile il “sì” di Dio alle più profonde e costanti attese del cuore umano.
Il “sì” di Dio diviene il modello con cui la Chiesa del Signore Risorto dice, con la luce e la forza dello Spirito Santo, il suo “sì” alle donne e agli uomini di oggi.
La Chiesa ha fissato lo stile per pronunciare questo “sì” nei sempre attuali documenti del Concilio Vaticano II e particolarmente nella Lumen Gentium, in cui è descritta la sua identità, e nella Gaudium et Spes che la presenta nei rapporti con il mondo contemporaneo nel contesto delle problematiche odierne.
Di quest’ ultimo documento rileggiamo alcune espressioni sempre illuminanti:
– “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini di oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, siano pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore” (n. 1);
– “[…] è dovere permanente della Chiesa di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo, così che, in modo adatto a ciascuna generazione, possa rispondere ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura e sul loro reciproco rapporto” (n. 4);
– “[…] la Chiesa non ignora quanto essa abbia ricevuto dalla storia e dallo sviluppo del genere umano […] la Chiesa ha bisogno particolare dell’aiuto di coloro che, vivendo nel mondo, sono esperti nelle varie istituzioni e discipline, e ne capiscono la mentalità, si tratti di credenti o di non credenti […]” (n. 44);
Condivisione, discernimento dei segni dei tempi, dialogo: con questo stile la Chiesa vuol comunicare il Vangelo e vuol essere sempre più una presenza per servire.
La Chiesa di Dio che è in Catania gioisce perché il Suo Signore in questa Pasqua 2009 continua a rigenerarla e a purificarla, per darle un volto più bello e un cuore più attento e disponibile verso tutti al fine di crescere nella condivisione, nel discernimento del presente e nel dialogo lungimirante per costruire con tutti un avvenire migliore.
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La Chiesa di Catania in risposta all’amore del Signore, condivide la sofferenza, le tristezze e le angosce dei fratelli e delle sorelle abruzzesi che vivono la Pasqua del 2009 con tutto il peso di lutto e di dolore che il terremoto ha loro inflitto.
Tante volte nei nostri territori è stata vissuta, anche se non in modo così pesante, l’esperienza del terremoto con il senso di smarrimento che esso suscita. Anche per questo vogliamo far giungere alle care persone colpite dal sisma la nostra vicinanza cordiale, e un fraterno incoraggiamento carico di umanità e di speranza cristiana. E certamente vogliamo esprimere subito la nostra solidarietà in risposta alle esigenze che emergono già fin d’ora.
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La Chiesa di Catania vive questa Pasqua anche nel contesto degli effetti suscitati dalla trasmissione Report, andata in onda su Rai Tre domenica 15 marzo 2009. Il servizio, come ben noto, ha provocato ampio dibattito e reazioni di vario genere.
Pur non ignorando le esigenze del giornalismo di denuncia, che intende puntare le telecamere su aspetti oggettivamente problematici o negativi, non ci sentiamo però di condividere il “taglio” di quella indagine che ha presentato tutta una Città, la nostra Città, solo dentro una voragine di negatività in tutti i settori, da quello religioso a quello urbanistico.
L’Arcivescovo, il Consiglio Presbiterale, il Consiglio Pastorale Diocesano, hanno già da tempo evidenziato come nel nostro territorio da anni ormai si viva una emergenza educativa, sociale, culturale, politica ed economica, fonte di malessere soprattutto in campo giovanile.
Al riguardo, il Messaggio alla Comunità in occasione della Pasqua 2007 è abbastanza eloquente. Esso era e rimane un appello al popolo di Dio e a tutti gli uomini di buona volontà per un comune impegno, affinché Catania torni a riprendere quota e possa volare alto.
In sinergia con la scuola e la famiglia, la Chiesa Catanese ha intrapreso un cammino che la impegna in una maggiore presenza nel territorio per un servizio più attento al disagio giovanile, al mondo del lavoro, ai più poveri. A ciò mirano la rete degli oratori nelle parrocchie, nelle Case religiose maschili e femminili; le Caritas parrocchiali e il Progetto Policoro a livello diocesano.
Un tale impegno, mentre presuppone la piena consapevolezza dei mali che deturpano la nostra Città, si nutre di speranza e fiducia nelle buone risorse di ordine sociale, culturale e religioso di cui il nostro territorio è ricco. In particolare i cristiani, alla luce degli insegnamenti del Concilio Vaticano II, sono chiamati a compiere fedelmente i propri doveri terreni, facendosi guidare dallo spirito del Vangelo.
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Una parola specifica vogliamo riservarla alla festa di S. Agata.
Desideriamo anzitutto ribadire con forza che “Catania sarà degna di essere qualificata come Città di Sant’Agata se tutti, sia in ambito civile che ecclesiale, compiamo il nostro dovere, accettando, in caso di errori o sbagli, che gli altri ci richiamino e ci correggano. Ancora una volta occorre dire con forza che siamo veri devoti di Sant’Agata nella misura in cui osserviamo i comandamenti del Signore e le giuste leggi che regolano la vita civile. Sant’Agata non può accogliere tra i suoi veri devoti gli operatori di violenza e di criminalità mafiosa o di altro genere; coloro che impongono “pizzi” e praticano estorsioni nei riguardi di imprese, cooperative e lavoratori singoli; coloro che traggono vergognosi guadagni dallo spaccio di stupefacenti o inducendo persone minori e indifese alla prostituzione” (Messaggio dell’Arcivescovo a piazza Stesicoro, 4 febbraio 2008).
Alle innumerevoli persone che partecipano alle manifestazioni in onore della Patrona, la Chiesa farà giungere sempre questo forte invito: coloro che amano Agata, i devoti di S. Agata, sono veramente tali quando, dopo aver guardato il Suo volto, sanno guardare se stessi e mettersi sulla strada della imitazione della Santa, abbandonando, se occorre, peccaminosi comportamenti personali e di gruppo.
La Chiesa di Catania sente la responsabilità di un tale impegno educativo verso tutti e particolarmente nei confronti di quanti fanno parte delle sei associazioni agatine (Circolo S. Agata maschile e femminile, Associazione S. Agata in Cattedrale maschile e femminile, Associazione S. Agata al Carcere, Associazione S. Agata al Borgo), verso le quali è doveroso esprimere anche apprezzamento per il bene da esse realizzato.
Nello stesso tempo, sarà riservata una particolare attenzione nei confronti dei responsabili di tali associazioni. Con ciò sarà favorita quella pur necessaria purificazione che aiuti a superare ogni eventuale mentalità deviata che può contaminare il buon terreno dove nasce e si sviluppa la devozione semplice e autentica all’amata Patrona.
L’Arcidiocesi costituirà prossimamente una propria Commissione per programmare tutte le opportune iniziative di catechesi, di educazione alla solidarietà e di contestualizzazione della festa. Non mancherà il dialogo costruttivo con quanti vogliono rendere sempre più ordinata, più degna e ricca di bene la Festa che rende famoso in tutto il mondo il nome della nostra amata Città.
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Nelle condizioni in cui ci troviamo, il Signore Risorto invita la sua Chiesa che è in Catania e la nostra Città a meditare ancora una volta gli inviti che il Santo Padre Giovanni Paolo II ci rivolgeva durante le indimenticabili giornate della Sua presenza tra noi, il 4 e 5 novembre 1994:
“Catania, alzati e rivestiti di luce e di giustizia”. Sono parole che ci incoraggiano nella via del bene e interpellano tutte le realtà cittadine per un comune e forte impegno “a dare impulso ai mutamenti morali e sociali, che appaiono sempre più necessari e indilazionabili. … Nel presente momento storico non ci può essere posto per la pusillanimità o l’inerzia”.
“State in piedi concittadini della martire Agata, sappiate vincere il male con il bene! Colui che ha sconfitto il peccato e la morte è con voi”.
Sono parole di speranza che invitano la Chiesa e la Città alla resurrezione, a mettere in gioco le forze pulite e migliori, le potenzialità, i semi di bene che la bontà di Dio a piene mani getta sul buon terreno di questa terra di Sicilia.
Il fuoco dell’Etna, il terremoto, le pestilenze tante volte hanno distrutto Catania e le zone circostanti, ma la speranza ha sempre animato la gioia di ricostruire, di rendere la nostra città sempre più bella. Così, ne siamo certi, avverrà anche questa volta.
La Chiesa di Catania, cosciente dell’umiliazione dei suoi figli di essere troppe volte, come allora sottolineava il Papa, “additati come abitanti di una Città degradata e violenta, dominata dalla criminalità, rassegnata e resa invivibile”, desidera riproporre, all’attenzione e all’impegno di tutti, il forte invito di Giovanni Paolo II:
“Carissimi fratelli e sorelle! Catania è affidata alla vostra fede e al vostro operoso impegno, per essere rifondata e rinnovata ogni giorno mediante l’annuncio e la testimonianza coerente della fede”.
Con l’augurio più affettuoso di accogliere questo invito nella speranza che il Risorto infonde in noi, invochiamo dal Padre ogni benedizione per la nostra Città e per tutta la Comunità diocesana.
Catania, 12 aprile 2009
Pasqua di Resurrezione
Salvatore Gristina, arcivescovo
Il Consiglio Episcopale
I Vicari Foranei della Città