Abbiamo bisogno dell’entusiasmo dei giovani

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Giovani

Intervista a Damaride Cavallaro e Francesco Rizzari – Gruppo Giovani parrocchiale

Damaride e Francesco

         «…abbiamo bisogno anche come Chiesa di sognare, abbiamo bisogno dell’entusiasmo e dell’ardore dei giovani per essere testimoni di Dio che è sempre giovane!».

Papa Francesco – Omelia in occasione della  solennità di Cristo Re, 36ª Giornata Mondiale della Gioventù, Basilica di San Pietro.

Credo che sia questo il motivo che mi abbia spinto a proporre un’intervista a Francesco e Damaride, ossia l’aver visto nei loro occhi, oltre l’amore reciproco, quel guizzo di entusiasmo che si ha nell’inseguire un sogno. In questo clima sinodale della Chiesa dunque ci poniamo in “ascolto” dei nostri giovani dai quali abbiamo molto da imparare.

1. Da qualche tempo avete impreziosito la nostra parrocchia con la vostra fresca energia inserendovi nel gruppo giovani. Come avete conosciuto questa realtà parrocchiale e perché avete deciso di farne parte? 

Damaride: sono arrivata in questa parrocchia grazie all’invito del mio ragazzo a partecipare ad una delle Messe domenicali. Stavo attraversando un periodo un po’ caotico, anche perché sin da piccola sono stata guidata da mia nonna, che è di un’altra religione. Avvertivo in me una sensazione che mi spingeva a cercare la parola del Signore giorno dopo giorno, finché, dopo aver partecipato alla mia primissima Messa, mi sono sentita consolata da un amore indescrivibile ed ho avuto anche un pianto liberatorio. Siamo entrati a far parte del gruppo di giovani grazie al signor Triolo Orazio che ci ha presentato sua figlia Marika, e da lì la mia vita ha preso una grande svolta.

Francesco: il nostro avvicinamento a questa comunità parrocchiale non è stato casuale a mio parere. Dopo un lungo periodo di vuoto di fede mi sono sentito “chiamato”, come se avessi sentito una voce che mi incoraggiava a riprendere il mio cammino spirituale e ad inserirmi in una comunità parrocchiale per crescere spiritualmente. Durante la messa, siamo stati notati dal signor Triolo che ci ha presentato sua figlia e dopo qualche tempo siamo entrati a far parte di questo meraviglioso gruppo di giovani.

2. Quali sono state le vostre esperienze precedenti?

Damaride: io non ho avuto molte esperienze precedenti, a causa proprio del fatto che sono stata cresciuta con un’altra visione del Signore.

Quest’anno, su mia richiesta, ho iniziato il percorso di catechismo e penso di essere fortunata perché, essendo più grande, lo affronto con una maturità della fede diversa da quella che potrebbero avere i bambini.

Francesco: Per quanto riguarda il passato io credo di poter dare una testimonianza abbastanza comune perché sono uno di quei ragazzi che dopo il catechismo ha interrotto il proprio cammino di fede. Non so spiegare bene il perché accada questa cosa, a mio parere è un insieme di eventi che annulla la tua voglia di crescere spiritualmente. I pregiudizi, la frenesia della vita, l’eccitazione di voler provare nuove esperienze, le delusioni, le amicizie e la paura di testimoniare la propria fede sono tutte cose che ti portano senza neanche accorgertene a lasciare indietro la cosa più importante di tutte.

3. Come vivete questo percorso e cosa vi aspettate per il futuro?

Damaride: Questo percorso ci sta aiutando molto a crescere come coppia, perché il nostro rapporto è molto più ricco di amore e rispetto l’uno verso l’altro; perdonarci le incomprensioni viene più semplice adesso perché guidati dall’amore del Signore.

Penso che il picco dell’amore vero si possa raggiungere con la scelta consapevole del matrimonio, quindi è proprio questo che ci aspettiamo dal futuro.

Francesco: Vivere questo percorso di fede in coppia è davvero un’esperienza bellissima, abbiamo modo di vedere da vicino come l’altro vive la sua spiritualità e questo ci porta a confrontarci e migliorare. Non mancano certo i momenti di contrasto e di tensione ma alla fine credo che anche questi ci fanno crescere, specialmente quando si vuole costruire un legame forte.  Nessuno ha mai criticato la nostra relazione; invece, io mi aspettavo i soliti pregiudizi e critiche che al giorno d’oggi sono tanto comuni fra i ragazzi che pensano solo a se stessi. Questo mi ha fatto capire come una fermezza nella fede, anche all’interno della coppia, possa far capire agli altri che c’è un cammino serio e importante in atto.

4. Questa esperienza vi aiuta a crescere come coppia o piuttosto individualmente?

Damaride: Noi siamo animatori dell’oratorio dei bambini, e ci occupiamo molto di loro. Per entrambi è un’esperienza nuova, ma penso che questo ci faccia crescere più individualmente, perché ognuno di noi ha un modo diverso di rapportarsi con i bambini. Stare a contatto con loro, può formarci un giorno come futuri genitori.

Francesco: Questa esperienza di fede mi ha aiutato e mi aiuta tutt’ora individualmente perché mi fa vedere il mondo in maniera diversa. La bellezza degli insegnamenti di Cristo sta nel rapporto col prossimo e a mio parere il dono del perdono in particolare è qualcosa di unico e bellissimo. Ovviamente non è sempre facile, ci sono sempre quei momenti in cui si è stressati, nervosi o semplicemente si sta male per qualcosa e a quel punto si diventa anche un po’ egoisti, ma non bisogna mai scoraggiarsi perché il cammino di fede è qualcosa che dura per sempre e si può migliorare. Nel rapporto di coppia invece ho imparato a conoscere i lati più intimi del partner, quei lati che in un rapporto superficiale restano sepolti nel profondo del cuore.

5. Damaride ci ha accennato dell’esperienza in oratorio. Francesco, come procede questa esperienza per te?

Francesco: Abbiamo deciso di diventare animatori dell’oratorio per immergerci ancora di più nella realtà parrocchiale e per dare il nostro aiuto ad una comunità che ci ha accolto in maniera meravigliosa. Io in particolare sono negato con i bambini e quindi spero che questa esperienza mi aiuti anche per il futuro. Devo dire però che stare in oratorio è davvero un’esperienza magnifica perché i bambini di qualunque età riescono a infonderti gioia con la loro genuinità e allegria.

6. In un mondo che sembra aver svalutato il prezioso periodo del fidanzamento, come lo vivete e cosa vi sentite di testimoniare ai ragazzi della vostra età?

Damaride: Quello che posso consigliare è di valutare  innanzitutto la persona che si vuole conoscere, non per le caratteristiche di bellezza, ma scavare ancora più in fondo in quello che potrebbe essere l’animo o il buon cuore di quella persona. Non esiste l’anima gemella ma esiste l’amore reciproco e soprattutto ci vuole molto, molto, ma molto impegno e costanza per poter mandare avanti con amore una relazione. Io e lui siamo come il giorno e la notte, ma nella nostra diversità, cerchiamo, giorno dopo giorno, di amare quelli che sono i nostri “difetti caratteriali” e accettarli, perché se si ama si trova sempre un punto di accordo. Noi in questo caso abbiamo trovato invece un “punto di riferimento” ovvero l’amore verso Gesù, che ci aiuta a far crescere il nostro amore.

Francesco: Il fidanzamento è, e deve essere, il periodo in cui i due partner devono conoscersi, imparare ad accettare ed amare anche i lati negativi, quelli che sono completamente diversi dalle nostre aspettative. Mi sento di dire a tutti i ragazzi che questo periodo non deve essere vissuto con egoismo, non bisogna pensare solamente ai propri interessi, bensì essere disponibili per l’altro, conoscerlo ed essere aperti al dialogo e al confronto.

7. Quali sono, secondo voi, le difficoltà maggiori in questo periodo di  pandemia?

Damaride: Dalla pandemia si è potuto capire chi ti è veramente vicino e chi no. Chi ti vuole davvero bene c’è sempre per te, indipendentemente dalle situazioni, anzi è proprio in un periodo, dove abbiamo avuto delle forti restrizioni, che l’amore verso il prossimo doveva farsi ancora più forte. Non scorderò mai la prima volta che vidi Francesco dopo ben 3 mesi di lontananza fisica… Sono rimasta lì imbambolata davanti la porta, ed è stato difficile riabituarmi. Siamo degli esseri relazionali e da tali, dobbiamo vivere in felice comunione con i nostri fratelli.

       Francesco: La pandemia a mio parere ci ha fatto capire quanto importante sia il contatto fisico con le altre persone, nella vita di tutti i giorni ormai siamo abituati (specialmente noi ragazzi) ad essere sempre connessi con tutti e poter interagire con tutti in qualsiasi momento e diamo per scontato l’incontro con l’altro. La pandemia ci ha dimostrato come le videochiamate e i messaggi non potranno mai sostituire lo sguardo reale di una persona che sta davanti a te. In momenti come questi bisogna chiedere nella preghiera la forza di resistere e di non cadere in momenti di depressione o ansia e sono sicuro che quando si chiedono sinceramente “cose buone”, il Signore è sempre disposto verso di noi.

8. In conclusione quale messaggio vorreste lanciare ai giovani di oggi che spesso sono distanti dalla chiesa?

Damaride: Non c’è un messaggio vero e proprio che voglio dare ma sono sicura che la chiamata del Signore prima o poi arriva a tutti, è solo questione di tempo, e bisogna sempre essere pronti a recepirla e rispondere.

In un mondo dove l’amore scarseggia, e l’odio e la malvagità crescono, non posso che consigliarvi di badare bene alle vostre azioni e soprattutto di amare il prossimo sempre. Cominciando dalle più piccole cose, come un buongiorno o un abbraccio ad un familiare, verrà pian piano tutto più semplice e da lì, comincerete a farvi delle domande. Qui sulla terra tutto è limitato, ma l’amore che viene da Dio è infinito.

         Francesco: Mi preme dare due messaggi forti ai ragazzi a cui spero arrivino queste parole. Voglio dire a tutti (me compreso) che ognuno di noi commette degli errori nella propria vita, costantemente sbagliamo, soprattutto nei confronti degli altri e molto spesso nemmeno ce ne accorgiamo. Voglio ricordare a tutti quei giovani che si tengono a distanza dalla chiesa (usando come scusa gli errori degli uomini di Chiesa) che nessuno è esente dalla possibilità di commettere degli errori e chi condanna l’altro per i propri errori, condanna prima se stesso. Cristo ha affidato la chiesa a Pietro, colui che lo tradì per paura ma che ebbe il coraggio di chiedere perdono e riconoscere i propri sbagli. Ecco se proprio si deve ambire a qualcosa, non ambiamo alla perfezione ma piuttosto all’umiltà. Mi rivolgo a tutte quelle persone ed in particolare ai giovani che non manifestano la propria fede per paura degli insulti, le critiche e le offese. Voglio solo dirvi di avere coraggio e di combattere giorno dopo giorno. Concludo citando un’espressione dell’intervista fatta a Jim Caviziel (che consiglio vivamente di ascoltare) “Dobbiamo vivere secondo Dio con lo Spirito Santo come scudo e Cristo come spada”.

Nel dialogo, l’Io e il Tu si riscoprono in un Noi solo se capaci di vero ascolto; ascoltare l’altro è importante proprio perché ci sta donando se stesso attraverso le sue parole.

Ed è così che, dopo aver attraversato a piedi nudi  le “praterie dell’anima” di questi due giovani, mi ritornano in mente le parole di Papa Francesco nell’omelia sopra citata:

“Vorrei dirvi questo: noi, noi tutti, vi siamo grati quando sognate, quando fate di Gesù il sogno della vostra vita e lo abbracciate con gioia, con un entusiasmo contagioso che ci fa bene! Fate chiasso!”.

Papa Francesco

Giovanni Villa

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